Eneide by Virgilio Publio Marone

autore:Virgilio Publio Marone, [Virgilio Publio Marone,]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Poetry, e-Newton Classici, General
ISBN: 9788858661253
Google: JeDvAQAAQBAJ
editore: BUR
pubblicato: 2013-11-05T16:07:07+00:00

Libro settimo

O Gaeta, anche tu, vecchia nutrice

di Enea, desti morendo eterna fama

alle nostre contrade, il tuo valore

rende degno quel luogo, e le tue ossa

5 – se in questo c’è una qualche gloria – stampano

un altro nome nella grande Esperia.

Fatte le esequie, come vuole il rito,

e composta la terra sul sepolcro,

Enea, visto che il mare s’è calmato,

10 tende le vele e lascia il porto. Spira

un dolce vento e la candida luna

favorisce la rotta: la sua luce

risplende tremolando sopra il mare.

Vanno rasente le vicine spiagge

15 della terra Circèa, dove la ricca

figlia del Sole col suo canto introna

assiduamente gl’inviolati boschi

e nel superbo suo palazzo brucia

cedro odoroso alla fiamma notturna,

20 mentre percorre con l’arguto pettine

l’esile tela. S’odono da lì

a tarda notte un gemere confuso,

un ruggire rabbioso di leoni

ribelli alla catena, un infuriare,

25 dentro i recinti, d’orsi e di cinghiali

setolosi ed un lugubre ululare

di giganteschi lupi: uomini un tempo,

che la crudele Circe ha trasformato

coi suoi potenti filtri in musi e membra

30 di animali feroci. Il dio Nettuno,

per evitare che i Troiani soffrano

tali prodigi ed entrati nel porto

sbarchino su quel tristo litorale,

dati alle vele venti favorevoli,

35 li fa correre in fuga e li trasporta

al di là delle secche spumeggianti.

E già rosseggia il mare sotto i vivi

raggi del sole e dall’alto del cielo

splende, dorata, nel suo roseo carro

40 l’Aurora, quando il vento cade, cessa

ogni minimo soffio e i remi fendono

con fatica l’immobile distesa.

A questo punto Enea vede levarsi

dal mare un grande bosco. In mezzo scorre,

45 nel suo fluire sorridente, il Tevere,

biondo di molta sabbia, coi suoi forti

gorghi, per poi prorompere nel mare.

Sopra e d’intorno, uccelli d’ogni specie,

abituati al fiume e alle sue rive,

50 allietano col canto l’atmosfera

ed intrecciano voli dentro il bosco.

Enea comanda allora ai suoi compagni

di piegare la rotta e di voltare

verso terra le prue, quindi s’inoltra

55 felicemente nell’ombra del fiume.

Erato, adesso parlerò del Lazio

qual era anticamente, dei suoi re

e dei fatti del tempo, quando un popolo

straniero spinse per la prima volta

60 alle spiagge d’Ausonia la sua flotta;

dirò le cause di quel primo scontro.

Soccorri, o dea, la mia vena poetica.

Io canterò terribili battaglie,

ed eserciti, e re spinti alla morte

65 da fiero sdegno, le schiere tirrene,

l’Esperia tutta radunata in armi.

Mi va nascendo una più vasta serie

di avvenimenti che m’accresce l’opera

a cui mi accingo. Il re Latino, ormai

70 molto vecchio, reggeva in lunga pace

campagne e placide città. Sappiamo

ch’egli nacque da Fauno e dalla ninfa

Marìca, di Laurento; padre a Fauno

era Pico, a sua volta figlio tuo,

75 o Saturno, che sei di quella razza

il fondatore. Per fatalità

Latino non aveva figli maschi:

l’unico maschio, infatti, gli morì

nel fior degli anni, ancora giovinetto.

80 In quella grande reggia gli restava

solo una figlia, in età da marito,

nubile, ormai nel pieno dei suoi anni,

e molti ne chiedevano la mano,

dal vasto Lazio e dall’Ausonia intera,

85 ma innanzi a tutti il bellissimo Turno,

potente per antica nobiltà,

che la moglie del re desiderava

ardentemente avere come genero.

Ma divini prodigi si opponevano,

90 incutendo terrore, a quel disegno.

Nella parte centrale della reggia,

in un alto cortile, s’innalzava

una pianta d’alloro dal fogliame

sacro, devotamente conservata

95 per anni innumerevoli: Latino,

il padre stesso, la trovò, fondando

la rocca, e, dedicatala ad Apollo,

da quella impose il nome di Laurenti

ai coloni del luogo.

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